II CATECHESI 09/10/2017
Il secondo incontro del gruppo unitalsi inter parrocchiale si è svolto sempre con Don Pio a Cristo Re. Dopo la recita della compieta iniziale, il parroco ha riassunto la catechesi precedente dove si era parlato dei patriarchi da Abramo fino a Giuseppe, dopo la morte del quale (1650 a.c. circa) inizia la persecuzione degli ebrei che saranno schiavi in Egitto per 400 anni!
Don Pio ha cosi introdotto la figura di Mosè, che libererà il popolo ebraico dalla schiavitù. Mosè ha vissuto la storia della Salvezza personalmente e l’ha fatta percorrere a tutto il popolo e per questo diventa simbolo anche per noi, del nostro cammino verso la Salvezza perché i cristiani hanno il seme della salvezza alla nascita ma devono coltivarlo per formare la vera Fede, percorrendo quindi un cammino che va dal battesimo fino alla Pasqua, cioè alla Resurrezione!
Mosè è una figura centrale per il Vecchio ma anche per il Nuovo Testamento, non a caso in quest’ultimo viene nominato un’ottantina di volte (insieme con Elia) proprio perché Mosè è considerato in linea con Cristo!
Per lo storico greco antico di cultura ebraica, Filone d’Alessandria (detto anche Filone l’ebreo) Mosè è il più grande dei filosofi, più di Platone e di Omero! Mosè è una guida per il popolo ebraico e sul suo personaggio sono state fatte mote ipotesi dagli studiosi ma ciò che conta nei fatti narrati che lo riguardano, è l’importanza che questi fatti ricoprono per l’uomo! La storia di Mosè, infatti, ci aiuta a capire lo stesso Gesù e il passaggio pasquale del cristianesimo (dal deserto alla resurrezione) anche se nella Bibbia il genere letterario usato spesso è quello midrashico, intento cioè a narrare racconti non sempre veri ma che contengono messaggi autentici, spunti di verità storiche ma arricchite di particolari non sempre veri (ricordiamo che ai tempi le tradizioni si tramandavano solo oralmente e quindi il midrash è anzitutto un metodo di interpretazione della Scrittura che, andando al di là del senso letterale, scruta il testo in profondità e sotto tutti gli aspetti per attualizzarlo e adattarlo ai bisogni e alle concezioni delle comunità ebraica e della visione ebraica del Mondo e traendone applicazioni pratiche e significati nuovi che sono lontani dall'apparire a prima vista).
Per questa visione delle Scritture quindi, Mosè diventa davvero l’uomo della Pasqua! La Pasqua simboleggiava il passaggio dei pastori dal paese verso i pascoli primaverili e per questo si festeggiava: ecco spiegata l’accezione cristiana della Pasqua che diventa per noi il passaggio dalla sofferenza e dalla chiusura della morte all’esplosione della resurrezione! Mosè diventa l’uomo del passaggio dall’esperienza negativa della schiavitù a quella positiva della terra promessa e fondamentale è che non cammina da solo ma cammina insieme al popolo ebraico per giungere alla salvezza! Don Pio ci ricorda quindi che l’uomo per natura è chiamato a socializzare, a crescere con gli altri altrimenti non sarebbe neanche un essere umano!
Il sacerdote ha concluso leggendo parte della prima lettera di San Paolo ai Corinzi, facendoci notare che anche da San Paolo (e quindi Nuovo Testamento) Mosè viene nominato perché associato a Cristo!
Come Mosè si è dissetato nella roccia, noi ci dissetiamo in Cristo e per fare questo dobbiamo camminare nella fede attraverso la preghiera che deve aiutarci anche nella nostra missione unitalsiana!